Sulla rotta dei Tirrenoidi, Casale Cento Corvi spiega le vele verso nuovi obiettivi

Sulla rotta dei Tirrenoidi, Casale Cento Corvi spiega le vele verso nuovi obiettivi.

casale centocorvi

Ci troviamo a Cerveteri, l’antica Caere e la città più prospera della civiltà etrusca, facente parte della Dodecapoli Etrusca che imperò nell’Italia Centrale prima dell’avvento dei Romani. Gli etruschi furono grandi produttori ed esportatori di vino. Imbarcazioni cariche di anfore vinarie solcavano il Tirreno dalla Sicilia alla Gallia meridionale. Gli scavi e le ricerche archeologiche hanno dimostrato che gli Etruschi di Cerveteri furono gli artefici della prima produzione vinicola nel litorale a nord di Roma, diffondendola ad ampio raggio tramite il commercio marittimo che nel porto pirgense (Santa Severa) aveva il suo centro propulsore. Oltre 700 anfore vinarie di Cerveteri sono state rinvenute a Cap d’Antibes nella Provenza francese, altre in Spagna, in Grecia e sulle coste dell’Africa settentrionale. Infatti la produzione enologica etrusca era molto vasta, tanto che il surplus di vino veniva esportato e venduto alle altre popolazioni del Mediterraneo. A differenza dei Greci che legavano la vite a dei tutori morti (pali di legno), gli Etruschi usavano la tecnica della “vite maritata” in cui la vite è legata ad un tutore vivo. Due le varianti di questa tecnica: l’alberata dove la vite è legata ad un singolo albero e la piantata dove la vite è avvinghiata a più alberi disposti in filiari. Quest’ultima tecnica è ancora oggi adottata in alcuni comuni nel Casertano per la produzione dell’Asprinio di Aversa.

Gli Etruschi ancora oggi costituiscono una delle pagine più affascinanti della storia del territorio Cerite e per questo l’Azienda Casale Cento Corvi ha scelto la Sala Manganelli, all’interno della Necropoli della Banditaccia a Cerveteri, per svelare il DNA del Giacchè, suo prodotto di punta.

A condurre l’incontro ed il “ disvelamento del grande mistero” l’enogastronomo con il Cappello Carlo Zucchetti, profondo conoscitore della Tuscia e sostenitore del “Territorio”, che di volta in volta ha coinvolto i diversi ospiti presenti, evidentemente uniti da un comune denominatore: i Valori legati alla terra.

L’Assessore Lorenzo Croci ha parlato di sinergie tra Comuni, Province e Regioni per vivere e bere il territorio nella consapevolezza delle proprie radici (cuore, passione e fatica degli avi).

Il geologo Agnolet, ha sottolineato l’assetto territoriale Vulcanico Sabatino, fatto di sedimenti argillosi, lave acide fortemente mineralizzate e della zona Costiera Tirrenica costituita da argille di sedimentazione marina.
Un focus particolare è stato dedicato all’appezzamento dell’Azienda Cento Corvi dove, i corsi d’acqua ed i terreni bonificati recentemente, presentano oggi una zona sabbioso- argillosa, presenza di ceneri che, grazie anche al trasporto fluviale, fa risultare oggi il terreno ricco di silicio, componenti vulcanici e potassio, vero e proprio pane per le vigne.

Costantino Collacciani Maestro di Vigna

 

   

 

Costantino Collacciani conduttore, con la sorella Giorgia,   dell’Azienda e Maestro di Vigna, ha ribadito con orgoglio, la particolarità del luogo in cui si trovano i vigneti, e dove il grande merito della famiglia è stato proprio quello di aver instaurato un profondo legame tra il Territorio e la Vite, preservandola.

 

 

 

 

Giorgia Collacciani, enologa, ha parlato dei percorsi, degli sviluppi e delle trasformazioni che nel tempo si sono susseguite all’interno della cantina.  Dal 2012 ha dato “un taglio netto aziendale” prendendo lei stessa il timone di tutte le fasi di produzione dei vini! Un cambiamento che si ritrova confermato anche nei calici degustati in un secondo momento dell’incontro. Le sue competenze e la condivisione della filosofia aziendale, abbracciata già da anni dal fratello Costantino, la vedono oggi unita ancor di più nella conduzione, nella produzione e nell’idea di una viticoltura responsabile e rispettosa dell’ambiente.

Il binomio Etruschi e Vino è stato sottolineato, poi, dal Direttore del Polo Museale di Santa Severa Flavio Enei: l’evoluzione e la relazione linguistica tra vino e cultura Etrusca a dimostrazione di come il Territorio sia fatto di Memoria storica.

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Giacchè

Ed è proprio questa ricerca della memoria storica territoriale, delle sue radici, che ha spinto la famiglia Collacciani ad effettuare studi e sperimentazioni aziendali per arrivare alla selezione delle migliori varietà di produzione e di ricerca sul Dna del Giacchè: una pianta che si presenta rustica e resistente alle avversità fungine e alla fillossera.
Tutto questo ha spronato sempre più la famiglia ad eseguire studi scientifici ed approfondimenti e quindi  svelare il “mistero”: Il giacchè è risultato essere un clone del LAMBRUSCO MAESTRI.

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Verticale di Giacchè

Alla luce della rivelazione, è seguita una degustazione di otto annate di Giacchè Rosso: 2005-2010-2011-2012-2013-2014-2015-2017, con note tecniche dell’enologa Giorgia Collacciani e descrizione colloquiale di Carlo Zucchetti.

Di particolare interesse ed intensità al gusto è risultato il Giacchè Rosso 2013 ,dove aromi fruttati di amarena, prugna, viola e spezie sono risultati in equilibrio permeando il palato con potenza, profondità e persistenza. Il 2013 rappresenta un anno particolarmente importante in quanto l’azienda si approccia alla “biodinamica” affidandosi ai metodi tradizionali ed al sovescio e nello stesso anno vedono la luce altri due vini dell’azienda: La Nostra Scelta, un Montepulciano in purezza e Lo Scordato, un Trebbiano che fermenta ed affina in legno americano. Un’ulteriore sperimentazione aziendale già avviata è la versione spumantizzata del Giacchè che sarà presentata ad aprile 2018.
Non ci resta che augurare buon lavoro alla famiglia Collacciani ed aspettare aprile 2018 per provare le prime “bollicine” del territorio Cerite!

di Catia Minghi e Claudia Massa

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Francesca Mordacchini Alfani, caporedattrice del Giornale enogastronomico con il cappello, Catia Minghi e Claudia Massa

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Carlo Zucchetti ideatore e fondatatore del giornale enogastronomico con il cappello

 

 

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