Lo stop forzato, a causa del covid-19, ha portato al collasso economico molte attività legate alla somministrazione di alimenti e bevande che di conseguenza ha determinato una perdita di fatturato di oltre un miliardo nel comparto agroalimentare, secondo le stime della Coldiretti.
In un sondaggio del Movimento Turismo del Vino, dopo la vendita, l’enoturismo risulta il settore più danneggiato, ma è anche quello da cui si vuol ripartire.
A questo proposito, il 26 maggio scorso, durante una conferenza stampa digitale, a cui hanno preso parte il sottosegretario ai Beni e Attività Culturali e Turismo, Lorenza Bonaccorsi, Sebastiano De Corato, consigliere Unione italiana vini, Roberta Garibaldi e Nicola D’Auria, Presidente del Movimento Turismo del vino, è stato presentato il protocollo internazionale ‘Tranquillamente Enoturismo: linee guida e buone pratiche per un enoturismo Covid-Free‘.
Secondo Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e esperta di turismo enogastronomico, l’87% dei produttori vitivinicoli ritiene che l’enoturismo può dimostrarsi la carta vincente. Non a caso nel 2018 l’interesse turistico per le esperienze legate al cibo, al vino e alle tradizioni alimentari è cresciuto in Italia, del 40% rispetto all’anno precedente.
Dovremmo pensare al vino come un’offerta turistica da proporre per promuovere il territorio in modo che diventi l’attrattore in grado di svolgere un ruolo molto importante nel comparto turistico: trasformare il capitale enologico da risorsa culturale a prodotto turistico, capace di produrre conoscenze e di conseguenza ricadute sul territorio.
Analizziamo il concetto di turismo: attività della leisure incentrata sulla pratica del viaggiare e sull’esperienza dei luoghi, delle risorse, e dello stock di capitale paesaggistico, storico, artistico, enogastronomico e culturale. Il turismo è un fenomeno storico, un fatto sociale ed un’obbligazione primaria che nel corso degli anni si è evoluto e trasformato. Ognuno di noi desidera secondo la propria cultura e se buttiamo l’occhio al passato ci accorgiamo di quanto l’evoluzione dell’uomo sia strettamente correlata alla ricerca del piacere edonistico.
Il turista odierno possiede cultura, consapevolezza e aspettative diverse: lavoro, guadagno, pretendo. Questo perché il turista è alla ricerca continua del soddisfacimento dei propri bisogni secondo determinate modalità, che sono rivolte più alla partecipazione che alla semplice visione. Il turista post moderno vuole sentirsi protagonista dell’esperienza, vuole vivere a pieno gli eventi, partecipare e sentirsi coinvolto.
Questo nuovo genere di vacanze è definito Turismo Esperienziale, un fenomeno fortemente in crescita che coinvolge pienamente il turista con attività che hanno un impatto personale molto forte e che sono rivolte a far riflettere sugli aspetti extranutrizionali del cibo e del vino (cultura, simboli, usi sociali e culturali).
Tutte attività che colpiscono tutti i nostri sensi creando delle connessioni a livello fisico, spirituale, emotivo, sociale e culturale.
Tutto questo offre alle aziende vitivinicole, opportunamente organizzate e preparate, l’opportunità di recuperare una buona parte del fatturato perduto con offerte legate all’enoturismo e al turismo esperienziale. Il vino non è un prodotto merceologico come tanti ma un coagulo di fattori umani e non, artistici, geologici, climatici, ambientali e culturali.
Non è certo una novità che il cibo ed il vino italiano rappresentino un grosso richiamo. Da questo punto di vista l’Italia è in grado di offrire moltissimo: 299 DOP e IGP; 527 DOCG DOC IGT; 578 Presidi Slow Food.
Secondo il rapporto dell’Istituto Nazionale delle Ricerche Turistiche, le attività più gettonate sono le degustazioni di prodotti tipici (88%), le visite ai mercati (82%), la ricerca di bar e ristoranti storici (72%), le visite alle aziende agricole (62%) e alle cantine (56%).
Pertanto le aziende vitivinicole preparate ad accogliere questa nuova forma di turismo, saranno in grado di servire e soddisfare un settore di mercato in forte crescita a livello sia nazionale che internazionale oltre a potenziare l’attrattiva del territorio stesso.
Fine prima parte
di Catia Minghi