Si è svolta sabato 26 settembre 2020 presso l’Auditorium SS. Aquila e Priscilla, la manifestazione organizzata da Riserva Grande “I vini della Georgia a Roma”, evento che ha avuto appunto come protagonista la culla del vino, patria degli orange wine dove da ottomila anni viene prodotto il nettare degli dei, rigorosamente in anfora interrata di terracotta, luogo magico dove avvengono in successione la fermentazione, la vinificazione e l’affinamento del vino.
Una tradizione dal grande valore storico e culturale quella di produrre le qvevri, che si è consolidata di generazione in generazione, al punto da essere considerata patrimonio mondiale dell’UNESCO: ogni famiglia ha una propria tecnica, che si differenzia anche per l’impiego di specifici minerali e per le decorazioni.
In Georgia, il vite e il vino non sono ritenute soltanto una risorsa economica, ma prima di tutto hanno una profonda valenza religiosa. Composta per il 95% da ortodossi, si narra che Santa Georgia Nino, giunse dalla Cappadocia per evangelizzare le popolazioni con i tralci della vite e divenne famosa per essersi tagliata i capelli per tenere uniti insieme i tralci delle viti con le ciocche recise.
Con questa degustazione abbiamo avuto modo di scoprire una selezione di produttori, anche molto giovani che incentrano la produzione su vitigni autoctoni quali Mtsvane (‘uva verde’) e Rkatsiteli (‘corno rosso’ dal colore delle bacche) per i bianchi e Saperavi (con il quale si produce un vino impiegato nelle funzioni religiose come il nostro Sagrantino), Kisi e Tavkveri per i rossi.
I vini prodotti variano nelle note organolettiche non soltanto per il vitigno impiegato, ma in particolar modo per i tempi di affinamento e per i materiali e i minerali impiegati nella produzione delle anfore che conferiscono note più o meno marcate di ferro, incenso e polvere alle già complesse note dei bianchi che vanno dal miele, all’uva passa e all’albicocca del Mtsvane e concludere con il ricordo del litchi e del gelsomino del Rkatsiteli, per poi passare alle sensazioni di cipria e una leggera chiusura iniziale sui vini rossi che già si presentano robusti e molto alcolici.
Sedici gli assaggi accompagnati da formaggi georgiani prodotti con latte di capra, foglie d’uva e carbone.
di Francesca Romana Bragaglia