E’ sempre un grande piacere presenziare alla presentazione dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani, (22^ edizione), una sorta di enciclopedia dei vini italiani, valutati da Luca Maroni, ideatore della manifestazione, secondo il proprio indice di piacevolezza, il cui valore massimo è 99 e già presentata a Frascati, Milano e Firenze.
Gli splendidi saloni del complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia a Roma hanno ospitato, come di consuetudine, l’evento. Davanti al logo gigantesco de I Migliori Vini Italiani, i riflettori si accendono su Luca Maroni che inizia il suo monologo “felice perché durante tutto l’anno non sono che stato esposto al vostro bicchiere” ed immediatamente in un silenzio assoluto, tutta la platea è affascinata, ammaliata dalla sua dialettica.
Tema conduttore: impressione – espressione. “ Probabilmente non esiste in natura un vettore, un’entità, uno spirto che consenta all’uomo di varcare il confine tra quello che ci muove, che ci interroga e cioè l’impressione e l’espressione. Che cosa è un bacca d’uva? E’ un radiatore pendulo che viene esposto all’impressione degli elementi, l’acqua, l’aria lo detergono, lo contornano, lo permeano ed esso surge, l’acino si fa imprimere. Questa è la bacca dell’impressione e voi produttori siete i destinatari della qualità dell’impressione, gli attori legati in modo vicino e vero alla natura senza che si frapponga nessun diaframma tra voi e il vostro amore per il vino. Da questa impressione nascerà poi l’espressione. Voi siete gli agenti di questa impressione che diventa poi espressione. E non c’è niente che è vettorale come il vino tra queste due fasi: l’impressione determina la qualità dell’espressione che voi andrete a curare, a tradurre a noi appassionati di vino. E’ come uno specchio, non c’è nessun elemento che si frappone. Ed ho notato che quando un’impressione è prima, l’espressione non può che essere altrettanto prima. Ed è per questo che il vino mi entra dentro in un modo incredibile, lo sento tutto, tutta la luce ed il calore che hanno permeato l’acino d’uva……….. “ A dispetto di quanti criticano il Maroni-language, evidente e tangibile era la commozione e la felicità dei produttori nel presentare i loro vini al pubblico.
Si prosegue poi con le premiazioni, i rossi prima, poi i vini bianchi, rosati, dolci e gli spumanti, al termine gli otto vini che hanno ottenuto da Luca Maroni, il punteggio massimo, ossia 99. A dimostrazione e completamento dello slogan della manifestazione “ I Migliori Vini Italiani – Il buono nel bello” presente l’artista Moreno Bondi, a cui Luca ha chiesto di realizzare otto tele per rendere omaggio alle etichette premiate con la volontà di rappresentare le sensazioni e le memorie suscitate dai vini stessi.
Consegnato il premio “Vino e Istituzioni” a Giovanni Malagò, presidente del Coni, che ha spezzato una lancia a favore del consumo del vino anche nel mondo dello sport.
Luca ha poi voluto condividere con tutti i presenti la realizzazione di un suo progetto a cui seguirà l’uscita di un volume che documenterà tutta l’opera svolta per riportare in vita il vigneto di Leonardo da Vinci, donato all’artista, nel 1499, da Ludovico il Moro. La vigna si trovava presso Porta Vercellina, il quartiere a pochi passi da Santa Maria delle Grazie dove Leonardo aveva il suo laboratorio a Milano, e vicino al luogo in cui l’artista dipinse uno fra i suoi massimi capolavori: il Cenacolo. A questa vigna Leonardo resterà sempre legato seguendone le vicende con
sollecitudine, pur nelle continue peregrinazioni degli anni successivi.
A seguito delle ricerche e degli studi sulla vita di Leonardo condotti direttamente, Luca Maroni è riuscito ad individuare il luogo esatto dove sorgeva la vigna.
“Ci troviamo nel pieno centro nevralgico di Milano, in Via Magenta 65. Nel 1922 tutta la zona fu interessata dall’urbanizzazione perciò fu espiantato quasi tutto il vigneto di Leonardo tranne qualche raro filare che l’insigne intelligenza e sensibilità di un uomo a cui tutti noi dobbiamo molto, l’architetto milanese, Piero Portaluppi, vista l’importanza di questa vigna, decise di mantenerne integro, all’interno del giardino della casa degli Atellani.
Non riuscendo a credere che di questo fatto così importante se ne fosse persa ogni traccia, mi sono subito attivato recandomi a Milano a bussare alla porta della casa degli Atellani di proprietà della famiglia Castellini, diretti discendenti della famiglia Portaluppi, per chiedere che fine avesse fatto la vigna. Venni così a sapere che fu distrutta da un incendio sviluppatosi conseguentemente al bombardamento del 1943 della Milano Centrale. Nel pensare all’incendio, mi si accesero completamente tutti gli special realizzando che molto probabilmente il fuoco aveva distrutto solo la parte esposta della vite e pertanto se avessimo scavato, in qualche modo avevamo la possibilità di trovare qualche impronta genetica certa per un eventuale reimpianto”. Pertanto con l’aiuto delle istituzioni e con la collaborazione del professor Attilio Scienza e della genetista Serena Imatio dell’Università di Milano è stato possibile rinvenire frammenti di radice di Vitis Vinifera non completamente morti. Così grazie anche a Piero Castellini ed alla sua famiglia, che hanno abbracciato il progetto, la vigna può essere reimpiantata dello stesso tipo, nello stesso sito e nella stessa filologica disposizione di quella del genio vinciano.
Al termine poi delle premiazioni, l’apertura dei banchi di assaggio dove le selezionate realtà del comparto vinicolo presenti hanno dato la possibilità al pubblico di degustare i propri vini. La maratona di degustazioni, laboratori e wine tasting è proseguita fino a domenica 15 febbraio.
Prowein 2015 a Dusseldorf il prossimo appuntamento per Luca Maroni!
Di Catia Minghi